BASKET B2 - IL VICE PRESIDENTE DELLA CALLEGARI FIGNA: «CHE ERRORE ISCRIVERSI
AL GIRONE A»
UNA SCONFITTA è quasi sempre figlia di molti padri
e quella della Callegari, venendo da lontano, non fa quindi eccezione. A bocce
ferme si può intanto
affermare che la scelta di chiedere l’iscrizione nel girone A, teoricamente
più tecnico e meno fisico, senza dubbio non ha pagato. «Andando
dietro a una convinzione di Castelli, che quel campionato aveva vinto, ci siamo
illusi di poter fare meglio nel girone A — conferma Franco Figna — adesso è chiaro
che quella scelta è stata sbagliata, portando con se il fatto che anche
la squadra era stata costruita puntando più sulla tecnica». Ad un
certo punto della stagione, con i risultati che non arrivavano, Castelli si è dimesso,
ma dopo una fiammata iniziale, neppure Castriota è riuscito a tenere a
galla la barca castellana. «La scelta di Castriota ci sembrava interessante,
perché parliamo di un allenatore navigato e che aveva già fatto
l’esperienza dei play-out con Novellara. L’impressione che ho adesso è che
si tratti di un allenatore in grado di lavorare bene su una squadra costruita
da lui, mentre si sia trovato in difficoltà a gestirne una diverse dalle
sue idee. Lavorando forte sulla difesa, senza quasi toccare i giochi d’attacco è arrivata
una buona serie, con cinque vittorie consecutive e due sconfitte con squadre
forti, che quindi ci potevano stare. Purtroppo quando si è lavorato anche
sull’attacco la squadra ha smesso di fare canestro».
NESSUNO VUOLE tralasciare l’aspetto degli infortuni, che certamente
a contribuito a minare una stagione, partita con obiettivi ambiziosi e finita
male. «Indubbiamente la società aveva costruito un’altra
squadra, con Bonetti e Sciarabba — continua il vice presidente della
Callegari —, Bonetti non l’abbiamo mai avuto e poi abbiamo cambiato
il quarto lungo , paia, con Daviddi, fino all’arrivo di Cagnin che avrebbe
dovuto rappresentare la svolta. Cagnin, dopo tre giorni ha accusato il colpo
della strega, poi uno stiramento al polpaccio e infine la frattura di un dito.
Un giocatore come lui, che era arrivato come salvatore della patria e che non
poteva dare di più del 50 per cento ha finito per andare in campo sempre
molto teso, come si è visto anche sabato scorso».
Forse è presto per parlarne, ma quali sono le prospettive future? «Stiamo
valutando due ipotesi: chiederemo sicuramente il ripescaggio e se questo non
sarà possibile vogliamo costruire una squadra per la C1 con fondamenta
solide».
Franco Casadio
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