Max Curti
Parla il nuovo coach Max Curti: «Dobbiamo ripartire dal vivaio»
E’ SEMBRATA
una trattativa fatta di alti e bassi, prima smentita e poi rapidamente conclusa,
quella tra la Callegari e Max Curti: da un lato il tam
tam delle voci dava per certo il suo arrivo sulla panchina, dall’altro
la società negava ogni contatto. Come sono andate effettivamente le cose,
alla fine, lo chiarisce il diretto interessato.
Come è andata?
«
La verità è che fino a martedì sera nessuno mi aveva ancora
detto niente e quindi non era la società a mentire — afferma Curti —,
probabilmente tanti a Castello semplicemente pensavano che quella fosse la soluzione
migliore, e la voce girava».
In effetti dopo il mancato rinnovo con Castel Guelfo, c’era la convinzione
che la scelta di non accettare un impegno oneroso fosse ormai una scelta definitiva…
«
La cronistoria è stata particolare, ma si può chiarire senza problemi.
Quando a marzo dell’anno scorso ero tornato alla guida di Castel Guelfo,
l’intenzione era quella di continuare ad allenare. Purtroppo, quasi subito,
sono venuti fuori dei problemi familiari piuttosto seri che a fine stagione mi
hanno costretto a smettere. Per fortuna più avanti tutto si è risolto
ma forse è rimasta in giro la convinzione che non avrei più allenato
a certi livelli».
La scelta di guidare l’Olimpia in prima divisione, sembrava andare in quel
senso; poi è arrivata la chiamata della Callegari che ha deciso di riportare
sulla panchina un allenatore castellano. Come si sente?
«
Il discorso del profeta in patria è molto scaramantico, ma è chiaro
che ci tengo molto, perché allenare a Castello è un’esperienza
diversa, anche se conosco tante persone a Castel Guelfo. Voglio comunque rivolgere
un pensiero di ringraziamento all’Olimpia, perché mi sono trovato
molto bene in quella società che ha compreso subito che quella della Callegari è per
me una occasione più unica che rara».
Puntare su un allenatore giovane è già una inversione di tendenza
che dovrebbe ripercuotersi anche sulla costruzione della squadra. E’ questo
l’obiettivo?
«
In due giorni non c’è stato il tempo per parlare della squadra,
ma la situazione è molto chiara, con nessun giocatore sotto contratto,
escluso Sciarabba. Sposo completamente qualsiasi politica societaria ma è chiaro
che dobbiamo integrare parte del settore giovanile. Una prima squadra lavora
in funzione del settore giovanile; questo deve essere un punto di partenza ed è inoltre
necessario che siamo più simpatici, un aspetto che a Castello conta molto».
La prossima stagione è ormai certo che gli under scenderanno da cinque
a quattro...
«
Siamo arrivati al punto che i giovani costavano più degli altri, perché almeno
tre dovevano essere di buon livello e quindi i prezzi lievitavano. Adesso scendono
a quattro, dei quali due del 1987, ma c’è in ogni modo la necessità di
ridurre il budget. Quindi cercheremo dei giovani, ma anche dei senior che costino
meno».
Si dice che vi troverete subito al Pala Ferrari, ma ha senso lavorare in palestra
con una squadra che sarà completamente rinnovata?
«Quella in effetti è una leggenda metropolitana: andremo in palestra
se
ci sarà la possibilità di vedere qualche giovane, altrimenti non
avrebbe senso. Comunque è necessario che cominciamo a pensare a questi
livelli, cercando gente del luogo o delle vicinanze che consentano alla Callegari
di risparmiare sulle spese di alloggio».
Franco Casadio
Siti partner