LA CALLEGARI era chiamata alla vittoria, dovendo affrontare la Madel Salus ultima
in classifica; e la vittoria è arrivata, secondo pronostico, ma con qualche
difficoltà. Anzi all’inizio la squadra castellana ha fatto un bel
po’ di fatica, scivolando fino al 2 a 12, forse anche a causa delle non
perfette condizioni di Sam Dal Fiume, che si è poi scatenato nel finale, «Diciamo
che di solito ci mettiamo un po’ a carburare, perché dobbiamo prendere
le misure agli avversari — commenta coach Castriota — quanto a Dal
Fiume, mi pare abbia quasi sempre fatto così, senza dimenticare che per
due giorni non si era allenato per il colpo al ginocchio e che la Salus ha nei
piccoli la sua forza».
Quarantun tiri liberi sono un bel numero, contro i ventiquattro degli avversari,
eppure avete avuto qualcosa a ridire sulla direzione arbitrale… «Se
c’è stato qualche errore direi che non è stato certo a nostro
favore e i numeri da soli non dicono niente. Ci sono state due azioni con canestro
non convalidato che gridano ancora vendetta. A parte questo a un certo punto,
ho preso un tecnico un po’ alla Dan Peterson e la squadra ha subito avuto
una bella reazione».
SI PUO’ dire che nella partita era soprattutto importante avere pazienza
perché la Salus avrebbe mollato sul piano fisico? «Loro sono quasi
sempre così e bisogna stare attenti all’impatto iniziale — continua — in
seguito, se si difende bene arrivano i frutti. Poi vorrei aggiungere che la Salus
non è una squadra che non ha mai vinto, ci prova sempre con grinta e anzi
noi speriamo che di partite ne vinca ancora prima della fine del campionato».
In definitiva, una partita che sembrava facile sulla carta ma nella quale la
pressione era tutta sulla Callegari e gli ospiti avevano la tranquillità di
giocare senza avere nulla da perdere. «A costo di sfatare un mito io dico
che è sempre meglio che i giocatori abbiano qualcosa da perdere, piuttosto
che in giro ci sia aria di smobilitazione. Per esempio ad Asti volevo vincere,
perché in palio ci sono sempre e solo i due punti. Poi magari succede
che loro vadano in campo talmente motivati da sommergerti, ma quella è anche
l’unica partita della mia gestione che la squadra ha sbagliato».
Franco Casadio
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